Bologna, 23 gennaio 2025 – Buone nuove dalla Puglia, e un complimento implicito a tutto il comparto allevatoriale del Cavallo delle Murge: e ad avvertirci della notizia è proprio il presidente di Anamf, Leonardo Fusillo.
La news è che Tarita di San Paolo, figlia di Oviedo di San Paolo e Ostenda di San Paolo, dallo storico allevamento dell’avvocato Francesco Basile, è partita per il Montana.
L’ha acquistata una signora americana (già socia Anamf, che aveva intercettato sul web) che, dopo attenta selezione di diversi soggetti, l’ha scelta come prima fattrice del suo futuro allevamento di Murgesi.
Ovviamente non abbiamo resistito: una telefonata per fare i complimenti all’allevatore di Tarita andava fatta.
Un’occasione gioiosa, avvocato Basile: una cavalla delle Murge voluta (e volata!) negli States.
“Soprattutto perché vuol dire che questa razza, da una dimensione locale sta sempre più ricevendo riconoscimenti a livello internazionale dal punto di vista del mercato. Sono ormai una ventina d’anni che vendiamo cavalli in tutta Europa, ogni anno sempre di più. Personalmente dieci anni fa ho venduto anche uno stallone negli Emirati Arabi, che è poi stato utilizzato per la produzione di mezzosangue”.
E adesso l’America.
“Queste cose sono cose che ci inorgogliscono, e che aprono dei possibili scenari futuri molto interessanti. Perché il mercato americano diventa una cosa importante, e questa signora Tarita non l’ha presa per fare sport o trekking, lei vuole avviare il suo allevamento di cavalli delle Murge nel Montana.
Immagino la sua emozione, in modo particolare perché la sua famiglia da generazioni alleva Murgesi.
“In effetti me lo domando: che cosa penserebbero mio padre e tutta la vecchia generazione di allevatori che già quando questi cavalli venivano venduti fuori dalla Puglia era un grande evento, un grande successo. Ormai il mondo è diventato piccolo: non so se è un bene o un male, però di fatto abbiamo possibilità di farci conoscere, con gli strumenti di comunicazione attuali, in tutto il mondo con grande facilità. Altrimenti io questa signora non l’avrei incontrata mai nella vita”.
E forse questa signora non avrebbe mai incontrato i cavalli delle Murge!
“Esatto, è un contatto avvenuto su internet. Poi lei è venuta qui di persona: negli Stati Uniti hanno dei controlli sanitari molto rigorosi, soprattutto per la piroplasmosi, hanno abilitato un laboratorio in Germania e mandato il siero a fare analizzare sino ad Hannover: è stata una cosa molto complessa”.
Cosa è piaciuto di Tarita a questa signora?
“La razza: è andata a visitare tutti gli allevamenti storici, in ognuno ha individuato una o due puledre poi alla fine ha scelto lei. Tarita ha 2 anni, è una roana come la madre (mantello grigio ferro testa di moro), molto sviluppata dal punto di vista fisico: il padre è uno stallone di 1,75 m al garrese, presumo che diventerà una cavalla di una certa mole. Ha tutte le caratteristiche tipiche della razza, penso che sia stato questo quello che interessava alla signora”.
Ostenda di San Paolo, mamma di Tarita
Visto che ci ha già pensato: cosa avrebbe detto suo padre?
“Penso che sarebbe stato molto orgoglioso: perché non solo lui, ma tutta quella vecchia generazione che io ho sempre nella mia memoria per gli affetti miei personali e anche per tutte le altre persone amiche, i vicini, i colleghi allevatori di papà che hanno fatto la storia del Murgese. Credo che sarebbero contenti, anche perché quello che succede è soprattutto frutto del lavoro che hanno fatto loro, altrimenti il Murgese oggi non esisterebbe”.
Una catena fatta di tanti anelli: anche voi allevatori di oggi avete fatto molto per adeguarvi ai tempi che viviamo.
“Non ho difficoltà a dire che sono anche quasi preoccupato, perché c’è un successo commerciale notevole: bisogna quindi stare attenti a mantenere a tutti i livelli le caratteristiche che abbiamo oggi, anche di allevamento. Quello che sta accadendo è che stiamo alzando molto il livello qualitativo dei nostri cavalli, di molto, e si sta alzando molto anche il livello della nostra clientela che diventa sempre più esigente. Un fatto positivo, perché è uno stimolo e un aiuto a fare sempre meglio visto che
stiamo entrando in un mercato, sotto alcuni aspetti, fino a qualche anno fa sconosciuto”.
Da allevatore di lungo corso: il suo parere sul futuro dell’allevamento Murgese.
“Siamo un mondo vivace e appassionato, tante volte tra allevatori discutiamo anche sugli obiettivi di selezione. Per esempio: alcuni Murgesi stanno facendo le gare di Dressage e alcuni di noi vorrebbero inserirlo disciplinare di razza. Ma il Murgese non è un cavallo nato per il Dressage: certamente ci sono ottimi soggetti, lavorati con attenzione e sapienza che vincono anche delle gare in questa disciplina e sono una ricchezza e un volano positivo per tutto il movimento. Ma per non stravolgere le sue caratteristiche occorre che il nostro target, l’obiettivo principale del lavoro dei nostri cavalli rimangano l’equitazione di campagna, il trekking e gli attacchi. Lì noi siamo il top, non vedo perché dovremmo abbandonare un campo di cui abbiamo quasi il monopolio in campo internazionale”.
Il mercato lo conferma: dalla Germania (dove certo non mancano i cavalli da Dressage, né la cultura equestre) vengono a prendere i vostri cavalli per fare equitazione di campagna.
“Il grosso del mercato per noi è quello dei cavalieri non professionali, gente che vuole cavalli per il tempo libero. Poi ci sono le eccezioni, sono lodevoli e vanno sicuramente valorizzate perché sono un fiore all’occhiello, un merito in più: ma veramente la forza dei nostri cavalli è la qualità media deisoggetti adatti a questo tipo particolare di utilizzo”.
Che coincide ancora con l’obiettivo di allevamento tradizionale, quello che ha definito il Cavallo delle Murge ormai 100 anni fa quando un gruppo di allevatori pugliesi si è associato e ha deciso di dare un nome al cavallo autoctono tipico.
“Loro hanno avuto una grandissima intuizione: in un paese sempre molto esterofilo in tutto quello che fa, hanno voluto mantenere questa razza come si presentava al momento della sua registrazione ufficiale, appunto nel 1925. Io che vivo l’allevamento e l’associazione da quando ero bambino mi ricordo benissimo quante spinte ci sono state negli anni per fare pasticci, incrociare questi cavalli, fare dei mezzo-sangue. Ma papà e tutti i suoi amici hanno tenuto la barra dritta: quelle scelte sono state fondamentali per il cavallo Murgese di oggi. L’avremmo distrutto, come è successo a tanti altri: invece il Murgese ha un patrimonio genetico unico”.